PANE, SALAME
E PEPERONCINO

di Selene Verri

Diciamoci la verità: su duecentomila (o, secondo alcuni, addirittura trecentomila) persone, un bilancio di un morto e qualche centinaio (quanti di preciso ancora non si sa) di feriti non è neanche tanto male. Certo, poi bisognerebbe contare tutti quelli che non si sono presentati al pronto soccorso per farsi medicare per timore di essere fermati, o tutti gli scomparsi - in spagnolo, desaparecidos… ricorda niente? - dopo l'arresto, ma in una Genova trasformata in Gerusalemme, con l'esercito da una parte e i tirapietre dall'altra, mi sembra un risultato tutto sommato ragionevole.
Insomma, a conti fatti potrei anche dare ragione al più piccolo degli otto Grandi, e constatare che le forze dell'ordine hanno mostrato in quel frangente "coraggio e generosità" (cit.). Potrei farlo, se non avessero commesso un grosso errore: odio essere disturbata mentre mangio.
D'accordo, sarò forse un po' estremista nel mio personale galateo, lo concedo, però trovo che tirare lacrimogeni al peperoncino su manifestanti che sono seduti a mangiarsi pane e salame sia davvero maleducato, e anche un'imposizione impropria di gusti papillari: se avessimo voluto il salame piccante, l'avremmo comprato già fatto, non trovate?
E poi, il modo. Almeno avessero avvisato prima: "Scusate, il vostro salame ci sembra un po' insipido, stiamo per inviarvi dal cielo un ingrediente che troviamo indispensabile". Uno si preparava, al limite se non gli andava bene si allontanava. E invece no, così, di sorpresa, mentre noi eravamo seduti tranquillamente a gustarci il nostro panino: eravamo in quattro, seduti su quel muretto, e ci siamo dovuti alzare (uffa… odio mangiare in piedi) dopo che qualcuno, un po' più educato delle forze dell'ordine, ci ha avvisati che stava partendo la carica. Almeno avessimo fumato uno spinello, avrei anche potuto capirlo: del resto, è ancora pur sempre illegale. Ma non mi risulta che il salame rientri nelle sostanze proibite dalla legge. Anzi, mi sorge un dubbio: se ci fossimo fatti una canna, ci avrebbero presi di mira con fette di salame al peperoncino?
Non ho neanche potuto finirlo, il panino: io ci ho provato, eh, ci ho provato, anche mentre, lentamente, spinta dalla folla, mi incamminavo in direzione opposta a Piazzale Kennedy, ma quando ho cominciato a vedere gente che tirava fuori il limone, ho deciso di sacrificare il salame: eh no, eh, passi il peperoncino, ma anche il limone!
Insomma, mi hanno fatta veramente incazzare: e poi dicono che il popolo di Seattle è violento: e vorrei ben vedere! Tu sei lì che ti sbafi un panozzo, e quelli, senza preavviso, ti caricano. Chi non diventerebbe violento? E poi, cosa succede? Che, ovviamente, in mezzo alla folla, quando sei impossibilitata a respirare e a vedere per via del peperoncino, e un po' anche del fumo (tra l'altro è una vita che lotto contro il fumo passivo), perdi di vista tutti i tuoi amici. Allora provi a chiamarli: macché, i telefonini non funzionano. Ti dicono che ciò accade perché le linee sono intasate. Ma allora perché sono riuscita a chiamare mia madre, scusate? Non sarò un genio della tecnologia, ma penso che se le linee sono intasate sono intasate in tutte le direzioni, o sbaglio?
E così, vengo a sapere solo a fatica e tramite sms (miracolosa invenzione! Non fosse per quell'avviso che arriva periodicamente: "addebito sms lire 2000", magari quando aspetti il messaggio della tua vita) che la mia amica che era con me è stata manganellata… PER UN PANINO??? Cribbio, ma se lo sapevo, glielo offrivo io al poliziotto, tanto di pane e salame ne avevamo ancora un bel po'!
Ma dico io, a questi qui, non gli danno da mangiare? Certo, capisco che in caserma non si conoscano le buone maniere, e quindi posso capire, anche se non giustificare, il lancio improvviso dei lacrimogeni, e sono convinta che con un po' di lezioni di bon ton li si potrebbe "raddrizzare"… ma che questi siano così incazzati, si spiega solo con la fame nel mondo… o no?
E poi, si capisce ancor meno la seconda carica: dopo aver recuperato due delle tre persone con cui avevo fatto il viaggio da Milano (la mia amica era rimasta indietro, e la capisco: quando le ricapita un manganello così? dopo essere stata privata del salame, oltre tutto), ci stavamo dirigendo, lentamente e tenendoci per mano, sempre sul lungomare, sempre nella direzione opposta a Piazzale Kennedy. Un bel momento, ci troviamo un candelotto di lacrimogeno tra i piedi! Ma cribbio, t'ho detto che l'ho finito il panino, perché ce l'hai tanto con me? E così, niente, ci tocca separarci di nuovo: gli altri due scappano a sinistra, io in avanti. Alla fine, credo di aver fatto perdere le mie tracce, anche se per lungo tempo ho desiderato di avere a disposizione un po' d'acqua per togliermi l'odore del salame dalle mani: temo che avessero un rilevatore di odori e che in base a quello riuscissero a capire esattamente dove mi trovavo. Ma probabilmente aveva una portata limitata, perché quando mi sono messa a correre non ho più avuto noie. E pensare che dal servizio d'ordine ci dicevano di non correre, di andare piano, di tenere le mani alzate… seeeee, se avessi tenuto le mani alzate, mi avrebbero sniffato il salame, e chissà che litania di lacrimogeni!!! Sono riuscita a mettermi in salvo solo dopo essermi messa a correre con tutto il fiato che mi era rimasto in gola (in realtà non molto, dopo i lacrimogeni).
Dietro di me, la folla si era trasformata in una massa informe di pesto al peperoncino. Spero solo che quegli screanzati non abbiano ritrovato il frammento di salame che ho perso, così s'imparano. Ecco.








Selene Verri ha 30 anni, vive a Milano anche ad agosto, è giornalista professionista freelance (traduzione in italiano: disoccupata), appassionata di fantascienza tanto da scriverci una tesi, e di tanto in tanto si diletta a scribacchiare versi sconclusionati o prose inconsistenti. Su carta, sono stati pubblicati finora tre suoi racconti, tra cui "La lepre", apparso nell'antologia Fantahorror 2000 del Club Ghost per essersi aggiudicato l'ottavo posto nell'omonimo concorso: posizione di tutto rispetto, considerando che di horror, a ben guardare, non ce n'è affatto.
In rete, gestisce dalla primavera del 2000 il sito satirico-letterario-demenziale Universiparalleli (www.universiparalleli.net), che ha dedicato al G8 un suo speciale con foto, testimonianze e commenti molto poco convenzionali, ma è presente anche con una sua home page personale (move.to/selene) che raccoglie i suoi immortali capolavori. E scusate la modestia.