(N)EUROCONVERTITORI

di Emiliano Maramonte


Finalmente sono fuggito dal manicomio criminale in cui mi avevano rinchiuso.
Devo far conoscere agli italiani la verità. Loro sono prigionieri e ciononostante sono felici. Vivono in un sogno, in una immensa illusione di benessere che nasconde una terribile realtà. Soltanto io posso svegliarli.
Tutto è cominciato con delle belle promesse non mantenute. L'utopia da troppo tempo attesa sarebbe arrivata presto. E l'artefice del miracolo di rinascita sarebbe stato acclamato come un salvatore divino.
Poi le cose sono peggiorate. Il nostro amato presidente del consiglio, il Cavaliere Nero, non ha realizzato neppure un quarto dei progetti propinati agli italiani. La sua popolarità è scesa paurosamente. I "sudditi" genuflessi si sono resi conto che le priorità del Cavaliere erano solo e soltanto i suoi dannati interessi personali. Così, per evitare che il suo regno si sgretolasse, ha tirato fuori dal suo diabolico cilindro l'ennesima diavoleria.
Se penso all'inganno di cui siamo vittime, mi viene la pelle d'oca.
Devo trovare il modo per organizzare la controffensiva. Non posso rivolgermi alla stampa, né alla televisione. A quanto ne so il mondo dei media è interamente nelle sue mani.
Forse posso spostarmi di città in città per cercare adepti, ma ci vorrebbero troppo tempo e troppo denaro.
Non so.
L'aria qui è irrespirabile. Le città sono disumane. Lo smog e il traffico sono incontrastabili. Eppure la gente crede che tutto sia perfetto. Colpa di quei malefici euroconvertitori.
Berlusconi ne fece recapitare uno in ogni famiglia italiana. Per molti si è trattato del gesto benevolo di un governante premuroso, invece è stato l'ultimo atto del progetto criminale di un folle…
Inavvertitamente un passante mi urta e si blocca a fissarmi inebetito. Ha negli occhi immagini colorate, idilliache, rassicuranti.
"Guarda!" gli strillo. "Non vedi che il mondo è orribile? Non ti accorgi che ti prendono in giro?"
Ma lui non mi ascolta e se ne va. E' uno stronzo di automa come tutti gli altri. Un poliziotto non troppo distante ha sentito lo schiamazzo e si è allertato. Perché diavolo non riesco a dominare la rabbia che mi assale? Subito mi nascondo in un vicolo, dietro un cassonetto. Che stupido che sono! Se mi riacciufferanno, mi lasceranno marcire in una cella schifosa, senza diritti, senza garanzie, senza un equo processo. E gli italiani sarebbero spacciati, perché io sono l'unico che può salvarli.
Ho capito perfettamente cosa si nasconde negli euroconvertitori. Si tratta di ingegnosi psicoproiettori miniaturizzati che generano onde EM in grado di alterare l'attività bioelettrica del cervello.
Berlusconi può disporre delle nostre menti come se fossero semplici apparecchi manovrabili a distanza. Non gli bastava ottenere il governo del paese, non si è accontentato di risolvere i suoi guai per legge, doveva controllarci!
Io ero un semplice ricercatore del dipartimento superconduttori, al CNR. Poi è arrivata la scellerata privatizzazione. Tutti sapevano che il nostro istituto di ricerca sarebbe stato annesso all'impero economico del Cavaliere. La faccenda non mi piaceva neanche un po'. Ci avrebbero pagati di più, è vero, ma non ci stavo a fare la parte del servo. Ho deciso di andarmene, ma prima ho scoperto - per puro caso - il grande inganno. Qualcuno si è accorto che io sapevo e ha cominciato a molestarmi. Mi hanno minacciato, poi mi hanno arrestato e gettato in un manicomio.
So che mi cercano. E so che mi troveranno, ma prima di allora devo giocare le mie carte. Non ho idea di come muovermi purtroppo. Questa lurida città è grande.
Prima di tutto mi serve un riparo, una base. Una base, diciamo così, operativa.
Ma non qui, non nel cuore della metropoli. La periferia sarà il mio obiettivo.
Mi assicuro che le acque si siano calmate e sbuco fuori come un topo impaurito dalla notte. Il poliziotto non c'è più. Ci sarà da camminare un bel po'… Vediamo…
Ho l'impressione che qualcuno mi stia seguendo. E' solo un'ombra ai margini del campo visivo, però… Mi auguro che non sia un sicario o qualcosa del genere…
Mi giro è vedo una donna a una decina di metri da me. Che mi fissa. Che mi rivolge dei gesti discreti di richiamo. Che cosa vuole e perché è interessata a me?
Non mi fido. Però non ha uno sguardo inebetito, anzi ha un atteggiamento consapevole. Sembra abbastanza giovane. Ha un viso dolce e levigato, un viso da ragazzina ingenua. Non posso mandare tutto all'aria per un momento di debolezza. E' una sconosciuta e come tale va trattata. Le do ostentatamente le spalle e proseguo per la mia strada. Ma la sconosciuta mi viene dietro, la noto con la coda dell'occhio.
Stavolta mi soffermo a riflettere su quella stranezza. Devo affrontarla? E se vuole aiutarmi? Combatto a lungo contro i dubbi, ma alla fine cedo. Ci avviciniamo circospetti, stando bene attenti a schermarci da occhi indiscreti, e io le chiedo senza mezzi termini: "Chi sei? Che cosa vuoi?"
Lei mi fissa senza espressione, come se si aspettasse da sempre quelle domande. Dice: "Mi chiamo… Silvia. E' un nome in codice. Sono stata mandata per chiederti di aiutarci." La sua voce è maledettamente sensuale. E' così irresistibile!
"Di che parli?" le faccio io confuso.
"Vieni con me."
"Io non vengo da nessuna parte se non mi dai qualche garanzia della tua sincerità."
Silvia ci pensa su un attimo, sospira e dice: "So degli euroconvertitori. La vita degli italiani è pura illusione."
Allora esiste una forma di resistenza! E se fosse un trucco? Voglio scommettere di no, dopotutto ho bisogno di sostegno. "D'accordo," dico alla ragazza "verrò con te."
Forse non è la decisione giusta, forse mi sto cacciando nei guai; del resto allo stato attuale non ho alternative… E lei è così attraente…
Mi conduce a una Punto sgangherata dei primi anni Novanta e insieme ci dirigiamo in un luogo segreto fuori città.
In meno di mezzora arriviamo a una casupola diroccata in aperta campagna. La ragazza copre la Punto con un telone verde sgualcito e poi bussa a una botola nel terreno.
Con lei entro in una vecchia cantina umida e maleodorante. Lì sotto sono raggruppati i membri di un nucleo di combattenti per la libertà. Per un po' ci scambiamo commenti, impressioni, poi loro ascoltano con attenzione ciò che ho da dire. Racconto di come sono fuggito dal manicomio prima che mi facessero il lavaggio del cervello, di come ho scoperto il grande inganno e alla fine espongo le mie proposte.
Loro approvano. Silvia è sorridente, accondiscendente, al pari degli altri membri del gruppo. Appaiono molto determinati a combattere questa battaglia. E anch'io lo sono.
Mi hanno assegnato un alloggio. Mi accorgo solo adesso che sono assai esausto. Domani mattina si comincerà a lavorare sul serio. Non credevo di essere così fortunato.
E' quasi mezzanotte e stranamente il sonno tarda ad arrivare. La stanza è disadorna: c'è un letto, un armadio, un comodino, una sedia, un lavabo e nient'altro. Silvia mi ha lasciato un bicchiere d'acqua nel caso a-vessi sete durante la notte. Mi ha spiegato che l'acqua da quelle parti non è potabile. Ne approfitto subito. Bevo un lungo sorso e mi distendo sul letto.
Inevitabilmente mi scopro a pensare a lei. La sua grazia, il suo sorriso, la sua forza…
All'improvviso sento uno strano calore provenire dal centro dello stomaco. Sulle prime non do molta importanza alla cosa, poi mi rendo conto che il fastidio mi provoca una pesante sonnolenza. Un'innaturale sonnolenza. Capisco con orrore che nell'acqua c'era un sonnifero. Mi alzo di scatto dal letto, annaspo verso il comodino, e le gambe non mi sorreggono più. La mia mano scivola sul pomello del cassettino del mobiletto e, con uno strattone, questo si apre a metà. Dentro c'è una calcolatrice blu… No, un momento. La vista mi tradisce. E' un euroconvertitore.
La porta della stanza si spalanca. Silvia appare sulla soglia, bella più che mai. Sul suo volto acerbo c'è un ghigno beffardo. A braccia conserte si gode lo spettacolo. Ci sono altre sagome taglienti dietro di lui.
Riesco appena ad articolare un insulto e cado addormentato.
Mi risveglio sereno, riposato. Non mi sento così da anni. Alcuni raggi di sole trapelano dalle persiane. Sono a casa mia. Dev'essere domenica, perché l'orologio sul comodino segna le 10 e 30 e io non mi sveglio mai così tardi.
Con molta calma mi alzo, mi stiracchio, sbadiglio e spalanco le finestre.
La vista della città è meravigliosa. L'aria è pura. Il traffico è ordinato e scorrevole. Se non ricordo male, Berlusconi presenterà in parlamento un DDL per incentivare il passaggio alle auto elettriche. Era ora che qualcuno lo facesse.
Esco sulla veranda e penso al mio paese, all'Italia. Sono proprio fortunato. A volte mi chiedo se ciò che vedo intorno a me non sia il frutto di una sofisticatissima illusione.
Impossibile, rispondo. Certe cose esistono solo nelle storie di fantascienza di serie B.

"Isole di paura"
Autore: Emiliano Maramonte
Genere: Racconti fantastici
Versione: E-Book
Prezzo: 5 Euro (Corbec Edizioni)
"ISOLE DI PAURA"
di Emiliano Maramonte
(Edizioni Ghost)
"I VOLTI DELL'IGNOTO"
di Emiliano Maramonte
(Edizioni Il Foglio)
"RAGIONE E CAOS"
di Emiliano Maramonte
(Prospettiva Editricei)

Emiliano Maramonte Nato a Lucera (FG) nel 1974 ha cominciato a scrivere sin da bambino e non ha mai preso in considerazione l'idea di mollare. Ha pubblicato alcuni racconti e due antologie personali nel campo della letteratura fantastica (fantascienza, horror, soprannaturale, ecc..). Ha ottenuto riconoscimenti in vari premi letterari. Sta scrivendo un thriller e di tanto in tanto butta giù qualche verso. Non smette di vagabondare nei mondi che concepisce incessantemente…
E-mail: megagenius@inwind.it
Sito web: http://members.xoom.it/maramonte

Emiliano Maramonte
"elaborare storie spaventose, emozionanti, equivale a un viaggio dentro le mie paure"

intervista e profilo disponibili anche on line

Bio
Emiliano è nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 13 febbraio del 1974. La sua vita non è stata particolarmente avventurosa. Non ha mai visitato paesi esotici, né attraversato altre nazioni in autostop. Ha avuto un’infanzia felice e tranquilla e ha frequentato le scuole con ottimi risultati, senza intoppi degni di nota. Poi, spinto dalla passione per l’astronomia, nel 1992, si è iscritto alla facoltà di Astronomia di Padova, ma dopo poco meno di un anno ha abbandonato tutto ed è tornato in Puglia. Si è poi iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Foggia ed ora attende di laurearsi (gli manca davvero poco!) confidando poi nella sua buona stella per trovare un lavoro.
Altri percorsi
viaggi...
Quali?! Ha sempre percorso la strada maestra...
L'ispirazione
Emiliano Maramonte ha cominciato a scrivere sin da bambino, senza una ragione precisa. Componeva raccontini brevi di naufraghi, scienziati pazzi e catastrofi planetarie che sottoponeva al giudizio benevolo di sua madre. A scuola i suoi temi erano molto apprezzati dalle maestre, e al liceo dai professori. Ma c’è stato un momento preciso in cui ha preso seriamente in considerazione l’idea di scrivere qualcosa di più impegnativo e soddisfacente: il quinto anno di liceo, ultimo quadrimestre. I suoi voti in italiano erano andati crescendo negli ultimi anni fino a che scrivere per lui era diventato facile e piacevole. La professoressa d’Italiano lo gratificava, a ogni compito in classe, di un bell’8, mentre nel frattempo la sua passione per la fantascienza si faceva più forte. Nel 1993, o giù di lì, lesse per caso il bando di concorso del Premio Urania per romanzi di fantascienza, e a quel punto si disse: “Perché non provarci?”. Scrisse un romanzo e lo inviò. Il resto è cronaca…
L'opera "prima"
Se si parla di racconti, la sua prima pubblicazione in assoluto risale al 1999, cioè quando “La bocca tenebrosa del cielo” apparve sulla rivista telematica “Pianeta01”. Se invece si parla di libri, il primo è “Ragione e Caos – Antologia minima di fantascienza”, uscito nel maggio del 2000.
CORRENTEmente
Letterariamente parlando, oggi è al lavoro su altre idee da sviluppare. Si tratta principalmente di racconti lunghi e romanzi. Nel marzo del 2003 ha dato i ritocchi finali a un romanzo breve di genere fanta-thriller-horror dal titolo “La forma del delirio”, ancora inedito.
Hobby
Emiliano è una persona attiva su molti fronti. Innanzitutto, la passione per l’astronomia non si è mai sopita. Continua ad effettuare osservazioni astronomiche, seppure a livello amatoriale, tutte le volte che può. E' stato per 12 anni osservatore planetario e del profondo cielo dell’Unione Astrofili Italiani. A questo si aggiunge la passione per l’ufologia, per la lettura, la tv, il cinema, internet e l’informatica. Nel tempo libero gli piace fare di tutto un po’, ma dedica gran parte delle sue energie alla scrittura. Tutte le settimane si concede una o due partite di calcetto con gli amici. E' un collezionista incallito di libri, e questa è l’unica cosa di cui si vanta senza ritegno. Romanzi di fantascienza, di horror e saggi scientifici fanno bella mostra di sé sugli scaffali traboccanti. Ormai ne conta più di 1500 (forse 2000 volumi…). Dal 1989 colleziona Urania...
Intervista flash
Il tuo punto di vista sulla scrittura?
- Scrivere è un’esigenza, come dormire, mangiare o fare sesso. Forse è innata e forse no. Credo che, in ogni caso, sia un dono e uno strumento. Un dono perché qualcuno, da un giorno all’altro, scopre dentro di sé quest’energia creativa, senza saperne spiegare il motivo, come se qualcuno l’avesse deliberatamente messa lì. Uno strumento perché permette di dare un "corpus" agli stati d’animo, in modo tale da conoscerli e spesso esorcizzarli. Nel mio caso, per esempio, elaborare storie spaventose, emozionanti, equivale a un viaggio dentro le mie paure o nelle profondità della mia anima. Se poi si riesce a trasmettere qualcosa di importante a chi legge, allora si sarà realizzato un piccolo miracolo.
l temi che un autore dovrebbe trattare di più? - Non ci sono temi che un autore dovrebbe trattare di più o di meno. Un autore scrive. Punto e basta. Ci sono scrittori che hanno dedicato la propria vita a poche tematiche, facendone una ossessione personale. Altri invece hanno spaziato dal grande al piccolo con estrema disinvoltura. La scrittura viene dall’interno, dall’essenza dell’uomo. E l’uomo scrive ciò che sente, e questo “sentire” ha milioni di sfumature. Forse non ci sono neppure temi da trattare.
I tuoi scrittori preferiti? - Poiché negli ultimi 3 anni i miei orizzonti di lettura si sono ampliati, di conseguenza anche la schiera dei miei preferiti si è ampliata. Per la fantascienza adoro Asimov, Heinlein, P. J. Farmer, P. K. Dick con una strizzatina d’occhio alle “nuove leve” dell’hard science fiction: Baxter, Sawyer, Sheffield, Egan e via dicendo. Per l’horror e il thriller, nutro una passione viscerale per Dean Koontz che ormai considero il mio maestro letterario. Un gradino sotto colloco Sthepen King e Richard Laymon, anche se sicuramente il Re del Brivido ha sfornato capolavori ineguagliabili (“Dolores Claiborne”, La serie della Torre Nera…). A onor del vero, non leggo solo letteratura di genere, ma di tanto in tanto mi concedo qualche fuoripista: Seneca, Leopardi (che amo particolarmente), Nietzsche, Pirandello…
Un bel libro che rileggeresti? - Eh eh! Ci sarebbe almeno un centinaio di libri che rileggerei volentieri! Forse rileggerei con piacere la Trilogia della Fondazione di Asimov. Vorrei vedere che effetto mi fanno quelle vicende a distanza di 14 anni dalla prima lettura! E vorrei rileggere “20000 leghe sotto i mari” di Verne… e vorrei rileggere...
Il film più interessante? - Mmm. Interessante o che mi è piaciuto di più? Be’, un film che ritengo interessante davvero è “Blade Runner”, probabilmente il film che ha contribuito a ridisegnare i confini dell’immaginario cinematografico. Senza contare la portata innovativa di “2001 Odissea nello spazio” del Maestro Kubrik. In ogni caso il film che mi piace di più è “Le Iene” di Quentin Tarantino. Ah, dimenticavo “Matrix” e “Fight Club”.