"Nero Italiano - 27 racconti metropolitani"
(MONDADORI - 1990)
a cura di Massimo Moscati
contiene "Giudice sulla Strada"
di Fabio Lombardi

"Nero Italiano - 27 storie"
(MONDADORI - 1996)
a cura di Massimo Moscati
contiene "Giudice sulla Strada"
di Fabio Lombardi


IL QUARTO PIANO
di FABIO LOMBARDI




Primo giorno



Si risvegliano e si guardano attorno, scrutando la penombra della grotta. Non ricordano nulla.
Luca si alza e va a bagnarsi il volto in una pozza d'acqua. E' alto e robusto, con le spalle larghe e un ciuffo di capelli neri sulla fronte. La donna che stava distesa accanto a lui si chiama Nora. Non è bella ma ha un viso piacevole, incorniciato dai lunghi capelli rossi ondulati.
Tina sbadiglia e si stropiccia gli occhi. E' bionda, pallida. Ha dormito avvolta in una coperta, la testa posata su un sacco di plastica. Elio, un ometto magro con le orecchie a sventola, si avvicina a lei e prende il sacco per esaminarne il contenuto. Tira fuori asciugamani di spugna, una borraccia, una bussola, una torcia elettrica, sigarette, fiammiferi, scatolette di cibo.
"Forse stavamo esplorando la grotta" dice. "Poi è successo qualcosa che ci ha fatto perdere la memoria."
"Ma cosa può essere stato?" chiede Nora.
"Non so" risponde Elio. "Forse uno shock…"
"A tutti e quattro contemporaneamente?"
"Bisogna uscire fuori" afferma Luca. "Abbiamo solo una borraccia d'acqua e qualche scatoletta. Non possiamo restare intrappolati qui dentro."
Tina alza lo sguardo verso un foro circolare nella volta rocciosa. "L'unica apertura è quel buco sopra di noi, ma è troppo in alto, non ci si può arrampicare."
Luca indica un cumulo di rocce e di terra friabile, dall'altro lato della pozza d'acqua. "L'acqua della pozza è salata. Dev'esserci il mare dietro a quel mucchio di sassi. Forse una parte della grotta è franata e ha bloccato l'ingresso."
"D'accordo" risponde Elio. "Mettiamoci al lavoro."
Si tolgono le scarpe, arrotolano i calzoni di tela. Entrano nell'acqua della pozza. Con le mani cominciano a rimuovere la terra per liberare il passaggio.
Scavano con lentezza, faticosamente.
Il sole è alto nel cielo, la luce scende a perpendicolo attraverso il foro circolare, quando finalmente riescono ad aprirsi un varco per uscire all'esterno.
Ora si trovano su una piccola spiaggia sabbiosa e arroventata. Il mare è liscio, con qualche increspatura all'orizzonte. Il cielo è limpidissimo, di un azzurro abbagliante. Non tira un filo di vento.
Tina fa una smorfia di stupore e si aggrappa al braccio di Luca. "C'è qualcosa, laggiù."
Avvicinandosi, distinguono una tunica e un paio di ali. Un angelo è scolpito con il dorso rivolto verso il mare, nell'atto di respingere una forza che preme dall'esterno. Elio, che ha la bussola in mano, osserva che la statua è orientata con precisione verso nord. "Sembra un essere vivente, pietrificato."
Nora si passa le mani fra i capelli, volgendo attorno lo sguardo con aria smarrita. "E' tutto così irreale…"
Si siedono all'ombra di una roccia e consumano il cibo nelle scatolette, poi si incamminano lungo la spiaggia. Sono rimasti solo pochi sorsi d'acqua nella borraccia. Avanzano lentamente, tormentati dalla sete.
Per miglia e miglia non incontrano alcun segno di presenza umana, solo il mare immobile a sinistra, a destra il folto intrico della vegetazione.
Il sole è basso all'orizzonte quando raggiungono una scogliera che interrompe la spiaggia. Si arrampicano, facendo attenzione a non scivolare sulle rocce levigate. Dietro agli scogli si apre un'insenatura. Nella luce del tramonto vedono un altro angelo di pietra, identico al primo, anch'esso con la schiena rivolta verso l'esterno. Un motoscafo è ormeggiato all'estremità di un pontile, a pochi metri dalla riva. Alcune assi gettate sulla sabbia uniscono il pontile a una baracca di legno.
Scendono dagli scogli e si dirigono verso la baracca. Entrano. L'interno è ingombro di oggetti: rotoli di corda, galleggianti, taniche di benzina. In un angolo, due amache sono agganciate al soffitto. Su uno scaffale ci sono alcune bottiglie d'acqua e un fascio di carte nautiche.
Più tardi, mentre Nora e Tina riposano sulle amache, Elio accende una lampada a petrolio, poi si siede sulle assi del pavimento e dispone attorno a sé le mappe.
Luca rientra nella baracca. "Ho controllato il motoscafo" dice. "Il motore funziona e il serbatoio è pieno. Sembra tutto a posto. Hai trovato la nostra posizione?"
Elio annuisce. "Credo di sì… La prima statua era orientata a nord e la seconda a est: per andare da nord a est abbiamo camminato in linea retta lungo la spiaggia, quindi…" Indica la mappa. "Vedi quest'isola? C'è un tratto di spiaggia che va in linea retta da nord a est. Secondo me, noi ci troviamo qui."
Luca si china sulla carta. "Isola senza vento" legge. "Mai sentito un nome del genere."
"Neppure io… Ma forse l'abbiamo dimenticato."
"Quanto siamo distanti dalla costa?"
"Quaranta miglia. Con il motoscafo ce la possiamo fare in poche ore. Bisogna navigare verso sud."



Secondo giorno


Si risvegliano all'alba. Prendono dalla baracca tutto quanto può servire e lo trasportano sul motoscafo. Luca abbassa la leva dell'accensione. Il motore borbotta, l'elica inizia a girare. Fanno rotta verso sud, in direzione della costa.
Il cielo è terso. Il mare è una massa scura, compatta. In una scia di schiuma l'isola rimpicciolisce.
All'improvviso, l'elica si ferma con uno schianto secco.
"S'è rotto qualcosa" dice Luca.
Esamina il motore, ma non riesce a trovare il guasto.
"Cosa facciamo?" chiede Tina.
"Bisogna tornare a nuoto."
Nora guarda l'isola. "E' troppo lontana."
"C'è meno di un miglio" afferma Elio. "Possiamo farcela."
Si tuffano nell'acqua scura e cominciano a nuotare, lentamente. Ogni tanto interrompono il ritmo delle bracciate e restano fermi a galleggiare, per riposarsi.
Ora il sole è alto nel cielo. L'isola è ancora lontana, ma già si vedono gli scogli e gli alberi in fondo alla spiaggia. Continuano a nuotare, senza far caso al dolore dei muscoli irrigiditi dalla stanchezza e alla pelle delle dita che si raggrinzisce.
Ora l'isola è vicina, solo poche bracciate.
Finalmente, Elio abbassa i piedi e grida: "Si tocca!"
Si trascinano a riva e si gettano sulla sabbia, esausti.
"C'è un'altra di quelle orrende sculture" dice Tina.
"Dove?"
"Laggiù, vicino agli alberi."
"La prima statua era orientata verso nord" osserva Elio. "La seconda verso est. Ora dobbiamo trovarci nella parte sud dell'isola."
Luca alza una mano per ripararsi gli occhi dal sole. "Guardate quella sporgenza rocciosa."
"Ci sono delle reti" afferma Nora. "Sembra un capanno da pesca. Andiamo a vedere."
Il capanno è disabitato. All'interno trovano quattro brande, un piccolo fornello e alcune bottiglie di liquore. La dispensa è fornita di acqua minerale e cibo in scatola. In un armadio ci sono vecchi abiti da pescatore: calzoni di tela e maglioni pesanti. C'è anche un potente binocolo in un astuccio di cuoio.
Luca prende il binocolo, esce e si arrampica su un'altura. Scruta verso ovest e scorge il quarto angelo di pietra, solitario, nel mezzo di una spiaggia deserta. Ritorna nel capanno.
"A ovest non c'è niente" riferisce. "Solo un'altra di quelle statue."
Nora gli lancia uno sguardo incredulo. "Ma allora l'isola è disabitata…"
"Non lo so."
"Non è possibile! Ci dev'essere qualcuno che ci spieghi cosa è successo, perché non ricordiamo nulla…"
"Calmati." Elio le prende una mano e gliela stringe. "Per il momento non c'è niente da fare. E' inutile disperarsi. Forse troveremo qualcuno all'interno dell'isola."
Dopo aver consumato un pasto frugale, si gettano sulle brande. Si risvegliano all'imbrunire. Tina, che si è alzata prima degli altri, ha scoperto in fondo all'armadio una macchina per scrivere portatile e un fascio di fogli dattiloscritti.
"Che cos'è?" chiede Elio.
"Sembra un racconto… Forse il proprietario di questo capanno è uno scrittore o qualcosa del genere."
"Leggi ad alta voce."
Tina si siede e comincia a leggere.


Capitolo primo

Ogni martedì sera, il signor Chen, il signor Pohl e il signor Kumo si incontravano per cenare assieme. Il signor Chen, un piccolo cinese occhialuto, era un famoso biochimico. Il signor Kumo, ministro della chiesa cattolica, era un africano gigantesco. Il signor Pohl era un irlandese alto e segaligno, assai apprezzato come studioso di letteratura. Tutti e tre, ormai da molti anni, vivevano a Lucerna.
Quella sera (il primo martedì di marzo) il signor Kumo aveva invitato gli amici nella sua grande villa sulle rive del lago. Chen e Pohl erano intenti a consumare un'anatra farcita e un paio di bottiglie di un ottimo vino rosso. Il padrone di casa, invece, si limitava a sorseggiare acqua minerale.
"Non posso mangiare" spiegò. "Questo è periodo di astinenza per noi cattolici."
Più tardi, quando furono giunti al caffè e ai sigari, Chen disse: "Sapete, ho avuto brutte notizie. Mio fratello…"
"Hai un fratello?" lo interruppe Pohl.
Chen annuì. "Un fratello gemello. Siamo come due gocce d'acqua. Con la differenza che io sono un cittadino rispettabile mentre lui è un pericoloso criminale. Ora è ricercato dalla polizia e deve fuggire all'estero."
"Speriamo che ce la faccia" disse Pohl.
"Pregherò per lui" promise Kumo.


Capitolo secondo

Il martedì successivo si incontrarono nell'appartamento del signor Chen, nelle vicinanze del lago. Il signor Kumo, che aveva terminato di digiunare, fece onore all'insalata e alle braciole di vitello. Al termine della cena il signor Pohl caricò la pipa, l'accese e cominciò a parlare di un saggio letterario che stava scrivendo.
"Sono parecchi anni che studio il Finnegans Wake" disse, "in particolare l'ultimo capitolo del secondo libro. Mi affascina. E' come un indovinello complicatissimo."
"A proposito di indovinelli…" Chen tirò fuori dalla tasca dei calzoni un vecchio numero della rivista QUIZ. "Mi è capitato di trovare questo giornale. Tu, Kumo, sei un esperto di enigmistica. Forse puoi aiutarmi."
"Qual è il problema?"
Chen sfogliò la rivista, trovò la pagina che cercava e cominciò a leggere.
"L'enigma della settimana." Si schiarì la voce. "Quando giunse la primavera, Baal, il diavolo, costruì un palazzo sulle rive del fiume Fison. Poi disse a Eric: 'Entra nel palazzo. Vedrai delle porte. Scegline una. Se avrai fortuna, potrai ottenere da me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai, ti porterò all'inferno.' Eric entrò. Vide tre porte: una a sinistra, una di fronte, una a destra. Scelse la porta a sinistra. Baal rise e lo trascinò all'inferno."
"Che strano indovinello" disse Pohl.
"Quando giunse l'estate" continuò Chen, "Baal, il diavolo, trasportò il palazzo sulle rive del fiume Gihon. Poi disse ad Abel: 'Entra nel palazzo. Vedrai delle porte. Scegline una. Se avrai fortuna, potrai ottenere da me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai, ti porterò all'inferno.' Abel entrò. Vide tre porte: una a sinistra, una di fronte, una a destra. Scelse la porta di fronte. Baal rise e lo trascinò all'inferno."
Chen depose la rivista. "La pagina seguente è strappata. Questa storia mi incuriosisce, vorrei sapere come va a finire."
"La porta a destra dev'essere per forza quella giusta" osservò Pohl.
Kumo inarcò le sopracciglia, dubbioso. "No, non può essere così semplice." Si rivolse a Chen. "Ho la collezione completa della rivista QUIZ. Cercherò il seguito dell'indovinello."


Tina posa il dattiloscritto. L'oscurità le impedisce di continuare la lettura. Si sistemano per la notte e si addormentano.



Terzo giorno


Il mattino seguente, dopo colazione, Tina riprende la lettura.


Capitolo terzo

Una settimana più tardi, i tre amici si ritrovarono a cena nella casa del signor Pohl, poco lontana dal lago.
Kumo disse: "Ricordate l'indovinello delle tre porte?"
"Hai trovato il seguito?" chiese Chen.
"Sì, ora ve lo leggo." Aprì la rivista. "Quando giunse l'autunno, Baal, il diavolo, trasportò il palazzo sulle rive del fiume Tigri. Poi disse a Tovo: 'Entra nel palazzo. Vedrai delle porte. Sceglina una. Se avrai fortuna, potrai ottenere da me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai, ti porterò all'inferno.' Tovo entrò. Vide tre porte: una a sinistra, una di fronte, una a destra. Scelse la porta a destra. Baal rise e lo trascinò all'inferno."
"Allora il diavolo ha barato" disse Pohl. "Nessuna delle tre porte era quella giusta."
"Finisci di leggere" disse Chen.
"Quando giunse l'inverno, Baal, il diavolo, andò a passeggiare sulle rive del fiume Eufrate. E' strano, pensava, che nessuno - né Eric, né Abel, né Tovo - sia riuscito a superare la prova. Eppure non era difficile individuare la porta giusta. Fece svanire il palazzo, poi ritornò all'inferno."
"E' finita?" chiese Pohl.
Kumo sorrise. "E' un indovinello molto facile. Io l'ho risolto subito. Secondo voi, qual era la porta giusta?"
"Ne resta una soltanto" rispose Chen. "La porta d'ingresso. Dunque, per superare la prova, bisognava uscire dal palazzo."
Kumo annuì. "Sì, la soluzione è questa."
Si sedettero a tavola.
"La settimana prossima non ci sarò" disse Chen. "Devo andare a Roma, per un congresso di biochimici."
Pohl stava versando il vino. "Di che si tratta?" chiese.
"Leggerò una relazione attorno alle mie ricerche sul carbonio." Sorrise. "Tu che conosci Roma, Pohl, non avresti qualche numero di telefono…"
Pohl gli strizzò l'occhio, Kumo fece una smorfia seccata.


Capitolo quarto

L'ultimo martedì del mese, Kumo e Pohl si incontrarono per caso in un bar. Si sedettero a un tavolino, di fronte a una grande vetrata che dava sul lago.
"Povero Chen" disse Kumo.
"Povero vecchio amico…" Pohl buttò giù una sorsata di brandy. "Non riesco a crederci… L'hanno visto uscire di casa al mattino presto e l'hanno visto salire sul treno per Roma, solo che non è mai arrivato a quel congresso di biochimici… E' scomparso. E qualche giorno più tardi l'hanno trovato morto nel suo appartamento, qui a Lucerna… Ma com'è possibile? Chi può averlo ucciso?"
Kumo scosse la testa. "Forse questo enigma non verrà mai risolto."


Tina depone il fascio di fogli e dice: "Che storia bizzarra!"
"Io non ho capito niente" confessa Luca. "Sei sicura che finisca così? Forse manca un foglio."
"C'è la parola FINE scritta bella in grande."
Nora accende una sigaretta. "Forse ho capito. E' un indovinello, come quello del diavolo e delle tre porte. Bisogna indovinare chi ha ucciso Chen. Se ricordo bene, nel primo capitolo si parla di un fratello gemello di Chen che deve fuggire all'estero…"
"Infatti" conferma Elio.
"Allora è chiaro. E' lui che ha ucciso Chen. Sapeva che il fratello doveva recarsi a quel congresso di biochimici a Roma, così la notte prima lo ha assassinato e il mattino seguente è partito al suo posto."
Luca si alza e comincia a riempire lo zaino. "Ci sono problemi più importanti da risolvere."
"E' vero." Nora spegne la sigaretta. "Bisogna esplorare l'interno dell'isola. Meglio non perdere altro tempo."
Nubi grigie si sono addensate nel cielo. Correnti rapide percorrono la superficie del mare. Non c'è vento, tutto è ancora immobile, ma è un'immobilità gonfia d'umori lividi, scossa da tremiti nervosi, come se una forza invisibile trattenesse la furia degli elementi. Nel folto della vegetazione, tra piante grasse e cespugli di rovi, scoprono un sentiero lastricato di pietra.
Camminano fino al tramonto.
Il cielo è scuro quando giungono a una vasta radura, al centro della quale sorge una villa circondata da un giardino. Le finestre sono chiuse con imposte di legno, la villa sembra disabitata, ma il giardino è ben curato e in ordine. La porta d'ingresso è aperta.
Entrano in una sala arredata con eleganza. Su un tavolo c'è un vaso di fiori non ancora appassiti. Sulle poltrone, sugli scaffali della libreria, non c'è neppure un granello di polvere.
Elio si guarda attorno, perplesso. "I padroni di casa se ne sono andati da poco. Tre o quattro giorni."
Nora si lascia cadere su una poltrona. "Forse siamo noi i padroni di casa, solo che non ce ne ricordiamo."
"C'è una doccia!" esclama Tina. "Venite a vedere."
La stanza da bagno è rivestita di mattonelle bianche. Tina apre il rubinetto della doccia. "Finalmente! Ho la pelle tutta incrostata di sale."
"Acqua dolce" osserva Elio. "Da dove viene? Forse la pompa attinge a una sorgente naturale…"
"Che seccatore!" Tina raccoglie l'acqua nel cavo delle mani e ridendo gliela spruzza sul volto. "Sempre a farti dei problemi… Ora esci, per favore. Uscite tutti. Voglio darmi una rinfrescata."
Nella dispensa trovano riso, conserva e un paio di bottiglie di vino. Dopo un'ottima cena, consumata alla luce di una lampada a petrolio, escono sulla veranda e si siedono sulle poltrone di vimini. L'aria è fresca, indossano maglioni pesanti. Restano svegli a lungo. E' tarda notte quando decidono di andare a dormire. Rientrano nella villa e si tolgono i vestiti. La stanza è fredda. Accendono una stufa collegata a una bombola di gas, poi si sdraiano sui divani e si addormentano.
Luca si risveglia all'improvviso, con il respiro mozzo e i polmoni doloranti. Si trascina fino a una finestra, spalanca le imposte e aspira una boccata di aria pura, poi, trattenendo il fiato, apre tutte le finestre e scuote gli altri. Escono all'aperto.
"Una fuga di gas" afferma Luca. "Abbiamo rischiato di morire soffocati."



Quarto giorno


Al sorgere del sole, Elio, che per tutta la notte è rimasto sveglio a camminare nella radura, silenziosamente entra nella villa e prende alcuni volumi dalla libreria. E' ancora immerso nella lettura quando, più tardi, Nora si alza dal divano e va in cucina a preparare il caffè.
"Fanne un po' anche a me, per favore" le dice.
Nora gli porge una tazza di caffè fumante e si siede accanto a lui. Guarda i libri sparsi sul tavolo: l'atlante geografico, la Bibbia, il Finnegans Wake di Joyce, un manuale di chimica organica, un trattato di alchimia.
"Cos'hai in mente?" gli chiede.
"Niente. Un'idea assurda. Eppure…"
"Spiegami."
"No, non ancora. Prima deve succedere una cosa. Solo allora saprò se ho ragione o se sono impazzito."
"Ma che cosa dovrebbe accadere?"
Elio scuote la testa. "Non so con precisione… Qualcosa che abbia a che fare con il fuoco, forse un incendio…"
Nora inarca le sopracciglia, perplessa. "Tu dici che ci sarà un incendio?"
"Spero di no" risponde Elio. "Spero proprio che sia tutto un incubo. Soltanto un incubo."
Passano la giornata leggendo, chiacchierando, giocando a carte. Dopo cena fanno una passeggiata nella radura, poi rientrano nella villa, si coricano sui divani e si addormentano.
A notte fonda, Tina si risveglia. Va in cucina a bere un sorso d'acqua, poi torna a sdraiarsi sul divano. Non ha più sonno. Accende una candela e comincia a sfogliare una rivista.
La candela scivola sul pavimento. All'improvviso la fiamma guizza, le tende iniziano a crepitare. Tina lancia un grido di terrore. Gli altri si svegliano, balzano in piedi.
Luca strappa le tende e vi getta sopra un tappeto, per soffocare l'incendio. "Appena in tempo" dice.
Nora si volta verso Elio. "Tu lo sapevi."
"Come?" chiede Luca.
"Sì, lui l'aveva previsto. Questa mattina mi ha detto che ci sarebbe stato un incendio."
"Non è possibile."
Elio si lascia cadere su una poltrona. "Quello che ci sta capitando è assurdo… Eppure l'incendio c'è stato veramente. Dunque ho ragione, non sono fantasie…"
Tina, Luca e Nora si siedono di fronte a lui.
"Cercherò di spiegarvi" dice Elio. "Ricordate il dattiloscritto che abbiamo trovato nel capanno da pesca? Non è un semplice racconto. E' molto di più. Quelle pagine descrivono la struttura del nostro universo."
Tina aggrotta la fronte. "Che cosa significa?"
"Seguite il mio ragionamento… Nel racconto ci sono due piani narrativi. Al primo piano, la storia delle tre porte. Al secondo piano, la storia dell'assassinio di Chen. Consideriamo la storia narrata al primo piano. E' tutta costruita sul numero quattro. Ci sono quattro personaggi, quattro tempi, quattro luoghi. I personaggi si chiamano Baal, Eric, Abel e Tovo. Tutti nomi di quattro lettere."
"Può essere una coincidenza" osserva Luca.
"No, altrimenti l'autore avrebbe scelto un altro nome per indicare il diavolo. L'avrebbe chiamato Astaroth, ad esempio, o Shamael, o Satan. Da Baal derivano Belthebut e Belfagor, ma Baal non è il diavolo, era una divinità semita. Se l'autore ha scelto questo nome, è solo perché gli serviva una parola di quattro lettere."
"D'accordo."
"L'azione si svolge lungo l'arco delle QUATTRO stagioni. I luoghi dell'azione sono i fiumi Fison, Gihon, Tigri ed Eufrate: i QUATTRO fiumi dell'Eden. Sono tutti riferimenti al numero quattro. C'è solamente un tre."
"Quale?" domanda Tina.
"Le tre porte." Elio accende una sigaretta. "Il racconto espone un problema. Bisogna trovare la porta giusta. Le porte sembrano tre, ma in realtà sono quattro. La quarta porta è quella giusta. Dunque trasformando l'unico tre in un quattro, correggendo l'asimmetria, si risolve il problema."
"Continua."
"Ora consideriamo la storia narrata al secondo piano. Anch'essa è tutta costruita sul numero quattro. E' divisa in quattro capitoli. Ci sono quattro episodi, quattro tempi, quattro luoghi. I personaggi si chiamano Chen, Pohl e Kumo. Tutti nomi di quattro lettere. Inoltre, Kumo si astiene dal cibo: è il primo martedì di marzo, dunque il periodo di astinenza è quello detto dei 'QUATTRO Tempora'. Pohl studia l'ultimo capitolo del secondo libro del Finnegans Wake: si interessa quindi al personaggio di Mamalujo, il cui nome è formato dalle lettere iniziali dei nomi inglesi dei QUATTRO evangelisti, e che simboleggia le QUATTRO province dell'Irlanda. Chen è impegnato in ricerche sul carbonio: il carbonio ha QUATTRO valenze. Inoltre, dal momento che la storia è ambientata a Lucerna, il lago di cui si parla in tutti e quattro i capitoli non può che essere il lago dei QUATTRO Cantoni. Questi riferimenti al numero quattro sono indizi per decifrare la struttura del racconto."
"Non capisco dove vuoi arrivare" osserva Luca.
"Non interrompermi. Al secondo piano c'è solamente un tre. Chen, Pohl, Kumo: solo tre personaggi. La storia espone un problema. Bisogna capire chi ha ucciso Chen. Considerando l'esistenza del fratello gemello di Chen, i personaggi diventano quattro. Ma il quarto personaggio è l'assassino. Ancora una volta, dunque, trasformando l'unico tre in un quattro, correggendo l'asimmetria, si risolve il problema."
Luca sorride in modo beffardo. "Cosa stai cercando di dimostrare?"
"Ma non capisci? Anche noi siamo in quattro. Nora, Tina, Luca ed Elio: tutti nomi di quattro lettere. Abbiamo memoria soltanto degli ultimi quattro giorni. Ogni giorno, ci siamo spostati in un luogo diverso: la grotta, la baracca, il capanno da pesca, la villa. Quattro episodi, quattro persone, quattro luoghi, quattro tempi. Inoltre, pensate a quelle statue di pietra orientate verso i quattro punti cardinali. Non riuscite a intuirne il significato?"
"I quattro angeli dell'Apocalisse" afferma Nora.
"E' così, infatti. Nel libro dell'Apocalisse si parla di quattro angeli che trattengono i quattro venti ai quattro angoli della terra. I quattro venti sono Euro, Zefiro, Boreo e Austro. Questo luogo si chiama 'Isola senza vento'. E da quando siamo qui, negli ultimi quattro giorni, non c'è stato neppure un filo di vento."
"Ma com'è possibile?" chiede Tina.
"I QUATTRO angeli dell'Apocalisse, i QUATTRO punti cardinali, i QUATTRO venti. Sono altri riferimenti al numero quattro. Noi viviamo in un universo strutturato allo stesso modo di quel racconto."
Luca si alza dalla poltrona e prende a camminare nervosamente per la sala. "Cerchiamo di restare lucidi. Ora ascolta me, Elio. Tu hai dimostrato che l'autore di quel racconto è ossessionato dal numero quattro. E' possibile che abbia scelto un'isola poco battuta dal vento e vi abbia fatto scolpire i quattro angeli. Conserviamo il ricordo soltanto degli ultimi quattro giorni, d'accordo, ma questo non significa nulla. Dipende dal fatto che tu hai scelto proprio oggi, e non ieri o domani, per parlarci delle tue fantasticherie. Che cosa resta, allora? Resta che siamo in quattro, che abbiamo nomi di quattro lettere e che ci siamo spostati in quattro luoghi diversi. E' troppo poco per convalidare la tua teoria."
"La mia teoria è stata confermata dai fatti."
"Quali fatti?"
"L'incendio. L'hai dimenticato?"
"Come hai fatto a prevederlo?" chiede Tina.
"Per quattro volte ci siamo ritrovati in pericolo di vita. Ricordate il primo giorno? Eravamo intrappolati in quella grotta. Abbiamo dovuto scavare, lottare con la terra, per salvarci. Il secondo giorno, quando si è rotto il motoscafo, abbiamo dovuto nuotare a lungo per ritornare sull'isola. Potevamo morire annegati. Il terzo giorno abbiamo rischiato l'avvelenamento per colpa di quella stufetta a gas."
"Terra, acqua, aria…" mormora Nora.
"Tre dei quattro elementi. Per questo io mi aspettavo qualcosa che avesse a che fare con il fuoco."
"Non so cosa pensare" dice Luca. "Non ha senso."
Elio si affaccia alla finestra. "Il cielo comincia a schiarirsi, resta poco tempo… Bisogna portare il ragionamento alle sue conseguenze estreme. Accettiamo la premessa. Eliminiamo ogni distinzione tra noi e i personaggi di quel racconto. Il problema esposto al primo piano viene risolto trasformando l'unico tre in un quattro. Lo stesso accade al secondo piano. Ma anche noi che siamo al terzo piano abbiamo un problema da risolvere: non sappiamo chi siamo, non ricordiamo nulla. Per trovare la risposta alle nostre domande, dobbiamo cercare il tre da trasformare in un quattro."
"Noi siamo al terzo piano!" esclama Nora.
Elio annuisce. "Sì: questa è l'asimmetria da correggere. Al secondo piano leggono ciò che avviene al primo. Noi, al terzo piano, leggiamo ciò che avviene al secondo. Se la mia teoria corrisponde al vero, se quel racconto descrive il modello del nostro universo, allora dev'esserci un quarto piano, dove qualcuno sta leggendo ciò che avviene a noi."
"Vuoi dire…"
"Voglio dire che questa non è la vita reale. Non è neppure un sogno. Qualcuno ci sta leggendo… Ecco perché la nostra memoria è vuota. Non si tratta di amnesia, ma dell'impossibilità di ricordare ciò che non è mai avvenuto: noi esistiamo solo da quattro giorni." Scuote la testa, sbigottito. "Sembra impossibile, eppure… Vedete come tutto si spiega? Noi siamo i personaggi di un racconto che è iniziato quattro giorni fa."
"Quante sciocchezze" afferma Tina. "Andiamo a dormire. Domattina ci rideremo sopra."
"Non ci sarà nessun domani, capite? Non possiamo vivere più di quattro giorni. Sarebbe un'asimmetria."
"Ma perché solo quattro giorni?" chiede Nora. "Perché non quattro settimane, o quattro mesi?"
"La terra, l'acqua, l'aria e il fuoco hanno scandito la divisione del tempo. Gli incidenti si sono verificati a intervalli di un giorno, non di una settimana o di un mese."
Luca si prende la testa fra le mani. "No, non ci posso credere. E' assurdo…"
"Guardate!" esclama Nora. "Sta per albeggiare."
Si avvicinano alla finestra.
"Il nostro tempo è finito" dice Elio.
La notte è impallidita. Un chiarore vago, lentamente, si diffonde a eliminare il cielo.

"un piccolo gioiello dell'inquietudine, in tutti i sensi." (Alan D. Altieri)

Urania n. 1049
contiene in appendice
il racconto
"Una gita al mare"
di Fabio Lombardi
Urania Millemondi 1987
contiene il racconto
"Elmo"
di Fabio Lombardi

Fabio Lombardi vive e lavora a Rimini, dove fa l'avvocato penalista. Ha pubblicato circa una quindicina di racconti gialli e di fantascienza in varie antologie e riviste (su "Urania", "Millemondi", "Febbre Gialla", "Plot", "Il Paradiso degli Orchi", in "Estate gialla" del Giallo Mondadori, in "Nero Italiano - 27 racconti metropolitani" degli Oscar Mondadori, sul settimanale tedesco "Sieben-Tage" e così via). Sta lavorando alla stesura di un romanzo.


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